lunedì 7 aprile 2014

Una splendida serata, nonostante tutto!

La comida di quest'anno è stata davvero una delle più combattute di sempre! Finita di organizzare all'ultimo minuto, superando mille ostacoli, possiamo dire che è stata ugualmente un successo, anzi, un grande successo! Non tanto per la partecipazione, perchè come previsto è stata piuttosto scarsa, meno di una trentina di persone in tutto, quanto per il momento di profonda riflessione vissuto dopo il pasto, grazie alla testimonianza di don Alberto Basso, missionario nel nord-est del Brasile per più di sei anni e rientrato in Italia l'anno scorso.

Ma andiamo con ordine. Ore 20.35: arrivano i primi ospiti, 4 persone: panico. Ore 20.45: i giovani dei gruppi finalmente si fanno vedere, il Gigi's saloon si anima. Ore 21.05: termina finalmente la via crucis e un nutrito gruppo di persone (5!) raggiunge il salone: è ora di cominciare, nessun altro si farà vivo!
E olé, ottimo riso e gustosi fagioli per tutti!

Finito di mangiare, un piccolo sketch con due citazioni di Lao Tze (filosofo cinese del VI secolo a.C.). Poi subito la parola a don Alberto, che con grande trasporto ci parla dei suoi ricordi, delle sensazioni, delle emozioni vissute con i più poveri del Brasile. Sembra un fiume in piena: per un'ora, mano a mano che gli tornano in mente, ci racconta dei momenti più particolari e delle persone che più lo hanno colpito. Molto profonda in particolare la riflessione su cosa significa realmente povertà: certamente i soliti villaggi senza corrente elettrica, dove i vecchi coltivano la terra ancora con l'aratro trainato da muli, ma soprattutto i giovani che restano attaccati tutto il giorno al cellulare o al computer, ricaricati grazie a un piccolo pannello solare, vivendo la "vita" parallela dei social network e aspettando la primavera per migrare in massa verso le megalopoli del sud in cerca di un modo facile e poco faticoso per fare un po' di soldi e sopravvivere.

venerdì 28 marzo 2014

Nei prossimi giorni

Con un preavviso spaventosamente scarso (sigh!) ecco i prossimi due appuntamenti:

- domenica 30 marzo bancarella equosolidale, come al solito al termine di ogni messa davanti all'MdG, per pubblicizzare i prodotti di un mercato che piano piano sta crescendo e soprattutto inizia a imporre nuovi principi etici anche a molti settori della grande distribuzione;

- venerdì 4 aprile ore 20.30 Comida de Pablito, importante momento di riflessione a cui non vogliamo rinunciare, specialmente in un periodo come quello che stiamo vivendo, pieno di problemi economici e sociali che sembrano non risolversi mai: pensare a come sono ancora costrette a vivere le persone in certe parti del mondo deve aiutarci a ridimensionare le nostre preoccupazioni e farci capire quali sono le questioni veramente importanti che andrebbero affrontate per prime.



Se qualche utente della rete dovesse sbadatamente incappare in questo blog e leggere questo avviso, sappia che è caldamente invitato a partecipare alle iniziative e a restare in attesa di nuovi post coi programmi delle attività di maggio!

sabato 1 marzo 2014

A proposito di green economy...

Da quanto tempo nessuno scrive più niente sul blog! Dai, ora si avvicina un periodo intenso, con un bel po' di attività del nostro gruppo, chissà che ci sia anche una stimolazione intellettuale in parallelo! Io da parte mia ricomincio parlando di cronaca nera, nera e puzzolente: lo smog a Pechino.

In questi giorni sono usciti un sacco di articoli riguardanti la tremenda situazione atmosferica di Pechino. Non è una novità, sono anni che la capitale della Cina è famosa per il livello di inquinamento decisamente troppo alto. Il problema è che col tempo la situazione peggiora invece di migliorare, lo smog cresce di pari passo con la crescita industriale e quindi la richiesta di energia, prodotta principalmente dal carbone, la fonte più economica e facile da sfruttare. L'aria per molti giorni all'anno risulta tossica: la concentrazione di pm 2,5 (particelle di diametro inferiore a 2,5 micron, che l'apparato respiratorio non riesce a filtrare e lascia penetrare in profondità nei polmoni) è arrivata ad essere oltre 20 volte maggiore del limite di sicurezza, fissato dall'OMS a 25 μg/m³. Un così alto livello di inquinamento è incompatibile con la vita degli esseri umani, anche dal punto di vista psicologico: per ridurre la concentrazione di inquinanti quando raggiunge livelli troppo alti sono costretti a provocare piogge artificiali, per cui o il cielo è grigio e l'aria irrespirabile, o piove! (Proprio pochi giorni fa era uscita la notizia dei cartelloni con lo skyline di Hong Kong con cielo blu, così i turisti tornano a casa con almeno una foto decente!) Come se non bastasse, He Dongxian, professoressa della China Agricultural University, ha fatto notare come il particolato presente nell'atmosfera si depositi sulle serre, arrivando a dimezzare la quantità di luce trasmessa e rallentando quindi i processi fotosintetici delle piante coltivate, con conseguente drastica riduzione della produzione agricola. Di fatto, l'incubo di un inverno nucleare (per approfondire rimando alla fonte, the guardian).

sabato 16 novembre 2013

Mission accomplished

Scrivo questo breve post per spedirvi dritti dritti alla pagina sulla Missione in Sierra Leone, perché dopo innumerevoli peripezie siamo riusciti anche quest'anno a fare quello che ci piace: sentire da Padre Giuliano quali sono le cose di cui hanno bisogno in missione, procurarcele da chi le produce di buona qualità e mandarle giù direttamente via container.

Ne approfitto per ringraziare a nome del M&C tutti quelli che ci hanno dato una mano, da chi ha prodotto materialmente le sedie a chi ha messo a disposizione tempo e mezzi per imballare e portare a destinazione la merce. A breve organizzeremo una cena, per ringraziare co un'ombra de quel bon tutte le parti in causa!

venerdì 1 novembre 2013

Razzismo, si grazie!

Sono certo dei due i tipi di reazione che potete aver avuto alla lettura di questo titolo: "Ma come si può permettere a certa gente di scrivere certe cose su un blog di così alti valori morali?! Dov'è finita la buona vecchia e sana censura? Che indecenza!!"; oppure: "Ooolà! Finalmente una persona che non si nasconde dietro false ipocrisie e dice la verità delle cose, neri, albanesi, marocchini fora da qua! Culattoni, o simili, fuori dalla città dei sani! Questi sono i veri fardelli sociali! E coglioni tutti quelli che dicono diversamente".
Ecco, forse era meglio dire "spero". Si, spero che queste siano le reazioni, che ci siano delle reazioni; anche se tutto mi fa immaginare che la reazione media alla lettura ciò sia stata un semplice: "ah, guarda te" ed un immediatamente successivo click per aprire qualche altra pagina indifferente. Si perchè sembra essere proprio questo l'epiteto più adatto a quello che si definisce uomo, indifferente.
Nessuno sgomento, nessuna passione, niente. Flaubert ha provato tutta la vita a scrivere un romanzo sul nulla, ma non avrebbe mai potuto farcela, per una semplice ragione: non era abbastanza colmo di vuoto come quelle persone che  accennano alla sofferenza per la morte del vicino (magari visto due volte) o di un ragazzo reso martire dai media, così da evitare qualsiasi azione con un alibì valido come il dolore. Non sto dicendo che la sofferenza sia sempre falsa, che non si abbia il diritto di provarla o che tutti dobbiamo agire per un bene supremo e maggioritario; sto solo cercando di dire che ci sono mali più grandi che noi stessi promuoviamo ogni giorno, ad esempio, sfruttando, indirettamente, i bambini costretti a produrre vestiti o quant altro possa soddisfare il nostro ego, o gettando nella pattumiera scarti di cibo; però ogni volta che facciamo cose del genere non proferiamo, con aria lievemente rattristata, un "poveretti" come facciamo invece quando il telegiornale ci racconta di un ragazzo ucciso da un proiettile sparato per noia, mentre faceva jogging; o quando un altro viene brutalmente aggredito dalla polizia per aver pronunciato "qualche parola di troppo".
Ma no! Non sto parlando del male insito nella società moderna o di massa, non è un articolo no global o di riarsa sessantottina! L' indifferenza credo possa essere considerato un attributo sociale da sempre, o per lo meno da quando l'uomo esiste. 
Questo è il razzismo di cui parlavo, non di neri, gialli o mori; non di gay, trans o eterosessuali; è proprio l'uomo, in special modo quello bianco (forse per condizioni storiche, sicuramente non genetiche), a disgustarmi. La stessa razza che con la romanità ha sottomesso violentemente tutto il mediterraneo, che con i conquistadores ha massacrato gli indios, che ha invaso la patria natìa degli indiani per creare L'America (stato simbolo della libertà, ha ha!); e che ora subisce una controondata, peraltro non violenta, di immigrazione, lamentandosi in ogni modo perchè la propria terra non dev'essere "invasa", perchè sotto sotto, anche inconsciamente, siamo tutti convinti di possedere veramente una terra e non che sia essa a possedere noi.
Vabbè, poco male, il passato, come dice il termine stesso, è passato. Ma il problema sta nel fatto che anche l'oggi sembra "passato" , solo sotto altre forme ed alle guerre sul campo si sono aggiunte quella in borsa che uccidono senza dover avere il coraggio di premere un grilletto in faccia alla vittima; per un po' di petrolio, per un po' di terra, per sottrarre alcuni anni di vita ad alcuni sperando così da aggiungerli alla speranza di vita d'altri.
"Ma che palle, te lo sei detto da solo, è un male atavico e per ciò va bene così, basta!" potete benissimo dire ciò e sarebbe anche giusto, se solo non fosse un'idea, completamente, sbagliata.
 Questa è la realtà! E la realtá, a differenza degli astratti problemi filosofici, cambia nel tempo, almeno dovrebbe. Il guaio è che fin'ora ne è cambiato solo il riproduttore, spostando il disco da un mezzo all'altro; forse con un formato nuovo, certo, ma pur sempre la stessa musica abbiamo ascoltato. 
Si suol dire che le persone cambino nel tempo, ed è vero, ma bisogna stare bene attenti alle parole, che trascuriamo troppo spesso. Il termine persona deriva dal latino (che a sua volta lo prende dal greco phersu) in cui non indica l'essere umano, bensì la maschera, il personaggio che un attore, impersonava di volta in volta sul palco di questo o quel teatro. "Eeeee adesso! Che divagazione puramente erudita! vergognati" mi rispondereste se foste qui con me; be' lo sarà anche, ma, più che gli esseri umani  a me sembra non sia cambiata altro che la maschera indossata da questi, senza preoccuparsi molto di quanto le ambizioni e bramosie di epuloni trimalchioni o Des Esseintes di turno (es. briatore) danneggino il mondo.
Perciò non siate ipocriti come me, e non andate ad aggiungere altro che un minuto di silenzio alla strage di naufraghi, o alle stragi chimiche che si consumano qui e li nel mondo; ci sono tante cose da fare per riempire questo silenzio universale ed unitemporale, tante opportunità: il gruppo missionario M&C, gente affamata per strada, ci sono imbroglioni da smascherare, ci sono io da mandare a fanculo...
In fin dei conti, basta molto... 
per avere molto. 

venerdì 27 settembre 2013

Le guerre dimenticate e l'oligarchia

Coltan. Immagine presa dal sito di amka ONLUS
Torniamo a parlare di guerre sporche, quelle volutamente dimenticate a causa, direttamente o indirettamente, di qualche grosso interesse economico (come sempre). Stavolta a colpirmi è stato l'articolo "Bambini, soldati e minatori, per la guerra del Coltan", nel quale l'autore cita numerosi conflitti in corso nel mondo, ma dimenticati dai media, i quali sono concentrati unicamente sulla questione siriana.
Il punto è, secondo l'autore, che delle altre guerre non se ne parla non per sbadataggine o distrazione, ma volutamente: le zone in guerra sono infatti ricche di preziose risorse minerarie, indispensabili ad esempio alla produzione di tutti i moderni dispositivi elettronici, motivo per cui gli oligarchi che lì fanno affari, spesso in maniera illecita, preferiscono tenere alla larga i giornalisti.

L'attenzione è rivolta in particolare al conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, la Guerra del Coltan. In questa regione dell'Africa si stima esserci l'80% delle risorse mondiali di questo minerale, dal quale si ricavano tantalio e niobio, metalli fondamentali per la moderna tecnologia: elettronica, medicina, industria aerospaziale. Ed è qui che da decenni le multinazionali concentrano i loro sforzi, alimentando un conflitto sanguinoso per poter approfittare del caos e comprare il coltan a prezzi bassi. Secondo un rapporto ONU risalente al 2003, quando l'estrazione di coltan in Congo forniva meno del 10% della produzione mondiale, dal 1998 la seconda guerra del Congo aveva già causato 5,4 milioni di morti, diventando il conflitto più grave dalla fine della seconda guerra mondiale (fonti: wiki e IRC). E le aziende tirate in ballo in questa brutta storia sono tante, a partire dalla Bayer. A dire il vero, ad essere tirati in ballo siamo tutti noi, che consumiamo beatamente i loro prodotti, senza chiederci quale storia ci sia dietro ad ogni singolo componente.

Insomma, si finisce sempre lì. Aziende enormi, di cui ormai non si sa nemmeno più chi è il proprietario, non si riesce a capire chi è il responsabile di quello che viene fatto. Organismi dotati di vita propria, che si espandono seguendo solo le loro regole, amorali. Gli uomini, che si compiacciono di farsi chiamare dirigenti e amministratori, sono ridotti a miseri servi di questi mostri giganteschi e applicano semplicemente le regole necessarie a farli vivere ed espandersi, le regole del mercato. Per cui se il coltan comprato dagli schiavisti e guerriglieri costa meno di quello estratto nel rispetto dei diritti umani, si compra quello, e chissenefrega, qualcun altro penserà a fare giustizia. Vanno massimizzati gli utili, sennò si muore schiacciati dalla concorrenza, perché se vuoi continuare a giocare devi adeguarti alle regole, non c'è scampo. Beh, non so a voi, ma a me questo gioco non piace un granché.

martedì 10 settembre 2013

Assemblea Missionaria Diocesana

    Domenica 22 settembre 2013 presso la parrocchia di Piavon di Oderzo

    Ci siamo. Anche quest'anno si avvicina l'ormai consueto appuntamento che raccoglie tutti i gruppi della diocesi attivi nell'ambito missionario. Un'importante occasione formativa per confrontarsi, riflettere e condividere, rivolta ad adulti e ragazzi.

    Saranno proposte delle testimonianze significative di missionari, religiosi e laici, che hanno operato in vari contesti culturali e quelle dei giovani che hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

    L'incontro è aperto a tutti! Vi aspettiamo!

Di seguito la locandina dell'evento con il programma della giornata.



martedì 27 agosto 2013

Incontro con Padre Pini

Ciao a tutti e bentornati! Dopo lo stress del rientro dalle ferie, quale modo migliore per ricominciare le attività se non un incontro con don Giuliano Pini? Sabato 7 settembre (nel pomeriggio, l'orario è ancora da stabilire), a pochi giorni dal suo ritorno in Africa, si troverà a Conegliano per far visita ai vecchi amici di San Martino e passerà anche all'MdG, per raccontarci come va nelle missioni in Sierra Leone e per presentarci i nuovi progetti a cui possiamo contribuire con le offerte raccolte finora. Sarebbe bello infatti replicare quanto fatto l'anno scorso, inviando materiale alle scuole delle missioni, dato che anche quest'anno stanno preparando un container di aiuti che sarà spedito in autunno.
Mi raccomando, venite numerosi, invitate gli amici degli amici, che più gente c'è, più sarà interessante l'incontro!

A presto!


Aggiornamento (11 settembre):

Purtroppo l'incontro è saltato, in quanto don Giuliano non riesce a venire a Conegliano. Per via telefonica mi ha proposto un bel progetto, impegnativo ma interessante. Fisserei quindi il prossimo incontro M&C venerdì 13/09 alle 21 in parrocchia, così vi illustro questo progetto e ne discutiamo assieme. Se siamo tutti d'accordo lo comunico a don Giuliano, che ci farà poi sapere i dettagli tecnici.

martedì 30 luglio 2013

Arrivederci, padre Dino!


Cari amici,


purtroppo dobbiamo comunicarvi una triste notizia. E' mancato padre Dino De Zan, missionario camilliano a Bogotà (Colombia) da 43 anni. Originario di Osigo e laureato in medicina, aveva avviato un centro medico (http://scamilovirtual.blogspot.it/) in uno dei quartieri dell'estrema periferia della città e successivamente un centro per la formazione dei ragazzi di strada.
Vero uomo di Dio e della sua gente, abbiamo avuto il privilegio di incontrarlo anche noi nella nostra parrocchia, in una serata in cui ci ha raccontato la sua testimonianza. Lo ricordiamo attraverso un filmato e una lettera di Ezio Tonon, infermiere che ha condiviso con padre Dino tre anni in missione.
 In questo filmato, nella sezione da 5'20" a 10'50", lui stesso racconta e illustra la sua opera:
 

La lettera di Ezio:

Caro Dino,
questa è l’ultima lettera che ti scrivo. Il  mio animo è ancora sotto sopra per la tua improvvisa morte e la notte che ho lasciato alle spalle è stata insonne. Mi hanno appena chiamato dalla redazione del settimanale diocesano chiedendomi se scrivevo un articolo sulla tua persona.  I tempi della redazione sono sempre molto stretti.  In questo momento un fiume di ricordi sgorga dal mio animo. E’ un fiume placido, limpido e pieno di vita che non riuscirò mai a racchiudere in poche righe. Non scriverò un articolo sulla tua vita raccontando la tua straordinaria storia. A me più della storia in sé interessa il significato che ha avuto per me la tua storia. Poco più di tre anni vissuti accanto a te in Colombia hanno lasciato in me esperienze difficilmente traducibili in parole.  Caro Dino cosa raccontare di te?  Come raccontare il Dino prete, il Dino medico, il Dino direttore, il Dino amico, fratello e padre?  Chi ti ha incontrato ha fatto esperienza di cosa vuol dire essere accolti fin nei minimi particolari. Hai vissuto il vangelo con ogni fibra del tuo essere e con ogni cellula del tuo corpo. Per questo mi piacerebbe vedere la faccia che fai quando Gesù ti rivolgerà le seguenti parole: “Vieni benedetto del Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te, perché ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere, ero straniero e mi hai accolto, nudo e mi hai vestito, malato e mi hai visitato ero in carcere e sei venuto a trovarmi”. Sono sicuro che come tutti i giusti anche tu hai il difetto di non ricordare e inizierai a dire:”Ma quando ho fatto tutto questo?”  Allora ogni persona che ti ha incontrato ti rinfrescherà la memoria. Per l’amicizia che ci lega mi sento libero di iniziare subito. Mi ricordo quando di prima mattina andavi ad aprire le porte del centro medico accogliendo tutti coloro che erano in fila con una parola di saluto e consegnando loro il numero progressivo per accedere ai vari ambulatori. Subito dopo ti mettevi a visitare malati e a fare ecografie. Ti ricordi quella volta che abbiamo aiutato a partorire una donna in pieno prato?  Tu stavi lavorando ad una tubatura d’acqua che perdeva e hai mollato pala e piccone e ti sei inginocchiato sul prato a far nascere un bimbo che poi la mamma ha chiamato con il nome di Camillo. Quando siamo giunti al pronto soccorso con mamma e bambino perfettamente sani i tuoi colleghi medici hanno strabuzzato gli occhi nel vederti che calzavi ancora gli stivali da lavoro sporchi di fango.  Sì, c’ero anch’io Signore e posso dire che quando tu eri malato lui ti ha curato. E ora caro Dino non far finta di cadere dalle nuvole.  Non mi dire che ti sei scordato anche i viaggi fatti all’aeroporto internazionale di Bogotà a riempire il Jip all’inverosimile degli avanzi di cibo dei voli internazionali! Di quel cibo abbiamo fatto sporte settimanali per sfamare centinaia di persone. Da anni ti sei assunto anche la responsabilità di distribuire circa quattrocento pasti al giorno per i più poveri del quartiere grazie all’adesione che hai dato al programma governativo delle mense. Sì, c’ero anch’io Signore e posso dire che quando tu avevi fame il mio amico Dino ti ha dato da mangiare. Caro Dino non far finta di non ricordare. Tante persone ho visto accolte nel tuo piccolo appartamento. Persone di ogni strato sociale, nazionalità e credo e anche qualche guerrigliero.  Ma la più grossa l’hai fatta quando ti sei messo ad accogliere nella scuola professionale i giovani delinquenti di strada dando loro un futuro e un lavoro. Poi la scuola è cresciuta e ora accogli in corsi professionali di ogni tipo mille e cinquecento giovani.  Sì, c’ero anch’io Signore e posso testimoniare che quando tu eri straniero e avevi bisogno di ospitalità era lui ad accoglierti. Caro Dino sento che continui a non ricordare. Non mi scorderò mai quando alla fine dell’eucarestia domenicale la gente si metteva in fila per ricevere dei vestiti che in container ti erano arrivati dall’Italia o da amici vari. Grande sorpresa è stata quando tra i vestiti abbiamo trovato nascosta una bottiglia di torchiato! Quella ce la siamo bevuta noi. Sì, Signore io c’ero quando tu eri nudo e Dino ti ha vestito.  Caro Dino se ancora ti rimane qualche briciolo di memoria non scordarti quella volta che sei andato di persone a recuperare in carcere Daniel che avevano pestato a sangue. A dire il vero di quella sera ho le idee un po’ confuse. Ero arrivato da poco da te e non comprendevo appieno qulla realtà. Questo non mi impedisce di attestare che c’ero anch’io quella volta Signore e Dino ti ha visitato mentre eri agli arresti. Caro Dino ora non hai scampo e quella eredità che il Signore ha preparato per te prendila una buona volta! Lui sa già che ti è sconosciuto il gesto di trattenere e ti è più naturale il gesto del donare. Il Signore sa già che quella eredità preparata per te tu la riverserai su tutti noi in modo traboccante e vitale. Spetta a noi saperla ricevere. Un abbraccio e a presto,
Ezio

martedì 25 giugno 2013

Sic semper tyrannis


Sempre così ai tiranni, esclamò Marco Giunio Bruto assassinando Cesare. Ripensando a molti dittatori e tiranni nella storia, la regola si può dire confermata: presto o tardi i sudditi si ribellano. Il tiranno, secondo la definizione, è colui che esercita il potere attraverso la violenza e il dispotismo. Naturale quindi aspettarsi che le persone che subiscono tale potere arrivino a non sopportarlo più e si ribellino. Questa idea di tiranno è però oggi del tutto superata, in quest'era di democrazie illuminate e organismi di pace mondiali. Questo non significa che abbiamo sconfitto tutte le forme di tirannia! Chi sono quindi i tiranni contemporanei? Quando dei signori ricchi e potenti approfittano di poveri, analfabeti, malati, non li possiamo definire tiranni? Nella economia globalizzata contemporanea, pochi individui hanno un potere economico smisurato, pur non governando alcuno Stato. Questo immenso potere viene loro conferito da noi piccoli cittadini, apparentemente inoffensivi, quando ci facciamo corrompere dalle bugie che ci raccontano con la pubblicità, per convincerci a spendere soldi, soldi che sono la linfa del loro potere. Questa è la corruzione più grave, che, consapevoli o no, incentiviamo tutti, altro che bustarelle. I "tiranni" non sono quei dittatori disgraziati del terzo mondo, ma i ricchissimi imprenditori che sfruttano quegli sfortunati, prendendoli in giro, raccontando loro che li stanno aiutando, che portano lavoro e denaro, quindi benessere. Fortunatamente, le persone che ne prendono coscienza sono ogni giorno di più, ma combattere questo tipo di potere è difficilissimo, perché è un potere che non opprime direttamente per mezzo di divieti ed obblighi, bensì attraverso quelli che appaiono come premi, incentivi, ricompense. Siamo animali da circo, cui l'ammaestratore dà lo zuccherino ogni volta che facciamo l'esercizio che vuole lui, senza ricevere nessuna bastonata se sbagliamo, se facciamo di testa nostra. Semplicemente non otteniamo nulla in cambio. E lo zuccherino ci piace molto.

Quello che succede in questi giorni in Brasile è solo l'ultima rivolta a queste insopportabili prese in giro. La corruzione della pubblicità coinvolge Stati interi, che vogliono apparire quello che non sono agli occhi dei loro padroni, gli individui ricchissimi, le ricchissime multinazionali. Padroni di tutto, decidono qualsiasi cosa ovunque, senza che nessuno possa controllarli, in quanto non rappresentano nessuno se non loro stessi, la loro iniziativa privata. Il Brasile è solo una delle tante vittime: mondiali di calcio e olimpiadi sono eventi che muovono una marea di denaro tra i ricchissimi. Quale denaro? Certamente non il loro, sarebbe solo un inutile travaso da una tasca all'altra. Ma no, è qui che intervengono gli Stati: spiegano ai cittadini che queste cose servono, che questi eventi portano prosperità, cercano di convincerli del fatto che i loro soldi permettono di fare investimenti necessari allo sviluppo, al benessere collettivo. Miliardi di dollari spesi per costruire stadi, infrastrutture avveniristiche e inutili, in posti dove manca ancora la rete fognaria, l'assistenza sanitaria, dove non ci sono scuole e i bambini che dovrebbero almeno imparare a leggere e scrivere si ritrovano per strada a sniffare colla.

Tutto questo finirà? Riusciremo a prendere coscienza tutti quanti dell'iniquità di questo sistema? O una volta che anche ai miserabili sarà dato lo zuccherino, saremo stati tutti definitivamente ammaestrati? Vale ancora il motto sic semper tyrannis?